sabato 22 maggio 2010

Impigrire le menti

Invito a leggere questo intervento sul sito del Prof. Biuso.
L'idea di musicare la poesia non è nuova ed ha talvolta creato brani piacevoli, in cui la melodia e le parole intrecciandosi si esaltano a vicenda. Ma un'operazione volgarmente commerciale, volta ad impigrire ancor più le menti dei giovani studenti, non potrà mai produrre tale bellezza. Tutt'al più ne potrà venire fuori un pop becero che priva la poesia della sua dimensione artistica. Personalmente le canzoni mi hanno ricordato i militi del fuoco in "Fahrenheit 451".

Gli obiettivi dell'operazione secondo il sito Orofino Produzioni sono i seguenti:
OBIETTIVI

1Valorizzazione del mezzo letterario oggi posto in posizione secondaria rispetto alla prosa e al romanzo;

2Valorizzare l’unitarietà dei saperi legando discipline musicali e letterarie e consentire percorsi storico-ambientali mediante la scelta di poesie appartenenti al patrimonio letterario;

3Contribuire a far utilizzare la lingua in modo creativo;

4Ampliare il lessico;

5Scoprire il legame di senso e di suono tra le parole;

6Esprimere sentimenti e percezioni attraverso la musica e le parole;

7Scoprire attraverso la musica i nessi logici tra le parole;

8Far conoscere i poeti e la poesia.


Basta ascoltare i brani per capire che il risultato non solo smentisce le premesse, ma nei punti 2, 5 e 7 sembra proprio dimostrare l'opposto.

Con questa operazione vengono sviliti gli sforzi degli insegnati di educazione musicale, che in soli tre anni dovrebbero dare la possibilità agli studenti di conoscere generi musicali diversi da quelli della massificazione radiofonica. La poesia è ridotta a brandelli, appiattita su uno sfondo musicale decontestualizzante.

Quale conclusione possono trarre gli studenti se non che non sono abbastanza intelligenti per affrontare le difficoltà della lingua? O che la poesia è qualcosa di originariamente astruso, ma che può essere semplificato con una canzonetta?

Al di là della retorica (pseudo)pedagogica, il vero obiettivo è ancora una volta l'impoverimento intellettuale, volto a creare una dittatura del consenso.

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